Il blog della direttrice di Vogue Italia, ha cominciato a scrivere durante queste feste natalizie 10 storie -una al giorno- sulla moda, su come sono nati dei capi, come si sono evoluti e sui significati che hanno assunto nel tempo, per il momento siamo arrivato a 5 storie che pubblicheremo "a puntate", ecco a voi la prima, qualcosa che sicuramtente tutti i fashionisti amano:
Il leopardo stampato su stoffa, su pelle, su cavallino è sicuramente una delle tendenze che dura da anni e che ogni stagione viene riinterpretata e introdotta nelle sfilate di molti stilisti e anche nelle collezioni accessori.
Il leopardo, quello vero, apparve indossato da Marian Nixon, attrice americana, nel 1925. Passeggiava con al guinzaglio un vero leopardo. Qualche anno dopo, nel 1930 circa, nella sartoria parigina del Barone Christoff von Drecoll diretta da Meussieur Besancon de Wagner (padre di Maggie Rouff, grande creatrice di moda) fu realizzato un completo in seta dorata chiuso alle caviglie come un pantalone da odalisca e abbinato ad una giacca di leopardo.
Jeanne Paquin, altra grande sarta degli anni '20-30, abituata ad usare molte pellicce nelle sue collezioni, fece un cappotto di leopardo, creando una certa reazione. Negli anni '40 le Soeurs Callotrealizzarono un abito da giorno con un grande collo di leopardo e un intarsio sempre in pelliccia all'interno delle tasche.
Ma fu con la collezione primavera/estate 1947 che Christian Dior usò per la prima volta il leopardo come stampa e non pelliccia, per un abito da giorno chiamato Jungle e uno da sera Afrique. Dior utilizzò spesso anche la pelliccia leopardo, per grandi polsi su cappotti di velluto da sera o per cappelli o soprabiti ed impermeabili. Già negli anni '50 fece una stampa tipo leopardo su raso, nei toni del blu acceso con scarpe e borsa abbinate prodotte da Roger Vivier.
Il leopardo, quello vero, apparve indossato da Marian Nixon, attrice americana, nel 1925. Passeggiava con al guinzaglio un vero leopardo. Qualche anno dopo, nel 1930 circa, nella sartoria parigina del Barone Christoff von Drecoll diretta da Meussieur Besancon de Wagner (padre di Maggie Rouff, grande creatrice di moda) fu realizzato un completo in seta dorata chiuso alle caviglie come un pantalone da odalisca e abbinato ad una giacca di leopardo.
Jeanne Paquin, altra grande sarta degli anni '20-30, abituata ad usare molte pellicce nelle sue collezioni, fece un cappotto di leopardo, creando una certa reazione. Negli anni '40 le Soeurs Callotrealizzarono un abito da giorno con un grande collo di leopardo e un intarsio sempre in pelliccia all'interno delle tasche.
Ma fu con la collezione primavera/estate 1947 che Christian Dior usò per la prima volta il leopardo come stampa e non pelliccia, per un abito da giorno chiamato Jungle e uno da sera Afrique. Dior utilizzò spesso anche la pelliccia leopardo, per grandi polsi su cappotti di velluto da sera o per cappelli o soprabiti ed impermeabili. Già negli anni '50 fece una stampa tipo leopardo su raso, nei toni del blu acceso con scarpe e borsa abbinate prodotte da Roger Vivier.
Gilbert Adrian costumista alla MGM negli anni '40-50 vestì le più grandi attrici del momento e per Marge Champion creò nel 1951 un abito in leopardo stampato su lamè. Sempre nel 1951 Balmain realizzò un total look in pelliccia: pantaloni, giacca e stivaletti.
Il leopardo era sinonimo di grande sofisticazione ed eleganza. E fu così per tutti gli anni '50 e anche '60, quando si poteva vedere indossato dalle star del cinema come Ursula Andress, Brigitte Bardot e Catherine Deneuve. Da cappotti mantelli negli anni '50 il leopardo si trasformò in minuscoli doppiopetto o piccoli cappotti dall'aria smilza e asciutta negli anni '60, anche in faux fourrure.
Con la stampa su tessuto Dior si aprì una strada che continua tutt'oggi ad essere seguita. Yves Saint Laurent, che sostituì Christian Dior alla guida della Maison, continuò l'uso della stampa e la portò nella sua collezione YSL. Famosi i suoi abiti di chiffon lunghi, così come le camicie e l'indimenticabile soprabito di paillette del 1964. Yves Saint Laurent continuò per tutti gli anni '80 sia nel prèt à porter che nelle collezioni Alta Moda.
Sempre negli anni '60 Bob Bugnand (stilista americano che dopo essere stato chief designer da Jacques Heim e da Robert Piquet aprì la propria Maison a New York mandando gli abiti a ricamare e stampare a Parigi. Sue grandi clienti laDuchessa di Windsor, Jacqueline Kennedy e Babe Paley) divenne famoso per le sue creazioni tra cui un vestitino tagliato a vita alta e ricamato con paillette formando il disegno leopardo.
Fu sempre il leopardo a decretare uno dei primi successi nelle collezioni, agli inizi degli anni '70, di Roberto Cavalli, ma anche quello di Leonard (stilista da oltre 50 anni che ha sempre usato solo seta stampata. Marchio ancora oggi in produzione).
Fu usato spezzato, ad intarsi da Christian Lacroix negli anni '80. Patito della stampa leopardo aveva per altro la casa con la moquette leopardata ovunque. Divenne sicuramente un trend con la maglieria di Azzedine Alaia nel 1991, come testimonia una famosa foto di gruppo con tutte le supermodel apparsa su Vogue America.
E sempre nei primissimi anni '90 fu usato da Thierry Mugler. Si affermò come firma dei Dolce & Gabbana a partire dal 1994. Tutti i loro capi avevano, sin dal loro debutto, la fodera in stampa leopardo. I loro negozi, con moquette e tendaggi e pareti solo con la stessa stampa.
Il leopardo cambiò totalmente il senso con cui era nato. Divenne sinonimo disensualità , di sexy. I bustier, le guepiere, i pantaloni superaderenti, le t-shirt in jersey diedero un significato diverso allo stampato. Il leopardo rendeva sensuale ogni capo confezionato in questo tessuto. E fu usato in chiffon, velluto, seta e qualsiasi materiale elastico.
È stato negli anni poi usato e abusato. Fu ripreso a più puntate con lo stile anni '60 del bon ton o colorato in diverse varianti da molti stilisti, conosciuti e non. È stato, ed è, usato per accessori come stivali, scarpe, sandali e borse nelle collezioni di ogni linea moda di cui si conosca l'esistenza.
A forza, però, di essere mal interpretato, anche in tessuti scadenti e conforme volgari è spesso ritenuto cheap o non elegante. Il leopardo resta nella visione dei più come un genere sexy e non chic.
Sono in totale disaccordo, perché ancora oggi, come ho già detto in un post, dipende tutto dall'abbinamento e da chi lo fa. E dal tessuto in cui si realizza e dalla forma utilizzata.
La forza del leopardo consiste nella rottura che crea, abbinandosi a capi classici. Spezza le regole del perbenismo, dando un touch eccentrico. Solo se il tutto avviene con originale creatività . Diversamente è meglio lasciar perdere.
Credits by Franca Sozzani
xoxo
S&L